Eravamo quattro amici al bar…o al ristorante, se volete. Magari qualcuno non se ne era neppure accorto, ma la protesta dei ristoratori era iniziata, in sordina, da settimane. Da quando la mannaia dei decreti legati all’emergenza Covid era tornata a far saltare aperture e teste.
“Ogni maledetto lunedì”,
Che è poi il giorno in cui i ristoranti, in larga parte chiudono per riposo, almeno quando li facevano aprire. Ogni lunedì un manipolo di operatori del settore si riuniva in Piazza De Ferrari sotto la denominazione, hastag che di questi tempi funziona meglio, #ristoratoriunitiliguria. Di lunedì in lunedì si è arrivati allo scorso 15 febbraio quando l’adunata dei ristoratori, da statica si è trasformata in un carosello itinerante che ha fatto molto discutere. Segni di approvazione, segni di disapprovazione, like e non like sui social con relativo corollario di polemiche e mal di pancia all’interno del fronte stesso degli organizzatori. Un salto inaspettato che ha portato a defilarsi anche alcuni fondatori del movimento di protesta e a far prendere le immediate distanze anche a chi ha deciso di restare.
#protestaligure e cambia l’hastag
E arriviamo al domani o, per meglio dire, a lunedì 22 febbraio quando, a partire dalle canoniche ore 15, i manifestanti torneranno a fare i conti con Piazza De Ferrari, cuore storico della protesta genovese. Si conteranno ma, questo è ben chiaro a tutti, all’interno della piazza. Sarà infatti una manifestazione statica, come sarebbe dovuta essere anche quella di lunedì scorso e sfuggita di mano con l’invasione, pacifica, del centro cittadino con relativo blocco della sopraelevate e del traffico. Dal coro di voci, composite, che si sono succedute in questi giorni emerge quella di #protestaligure che ha raccolto, per necessità e virtù, le “ceneri” dell’hastag storico #ristoratoriunitiliguri perché venuta meno la fondamentale unità di base. E allora vai di #protestaligure.
Le precisazioni di Malerba
Fausto Malerba, deus ex machina del gruppo Antica Vaccheria, era in piazza dal primo lunedì della protesta. Non rivendica primogeniture, anche se le ribadisce, ma puntualizza <<Un Movimento sacrosanto nato a tutela della categorie in una situazione resa difficilissima per come le normative anti Covid hanno colpito non solo quella della ristorazione ma anche tutte quelle parti sociali che abbiamo chiamato in piazza in occasione della manifestazione statica di lunedì 22 febbraio>>. Ristoratori e non solo ? <<Certamente. Una vera e propria galassia di categorie e di appartenenti che abbiamo elencato nel nostro manifesto di convocazione>> Un movimento che cresce rispetto ai primi lunedì di protesta ? <<Fortunatamente in crescita perché c’era bisogno che tutti i soggetti interessati comprendessero la necessità di una partecipazione attiva e diretta alla protesta. Tuttavia, non ci sfugge che , per converso, ci potrebbero essere anche delle tentazioni di mettere il cappello su questo tipo di iniziative. Un’ipotesi che non ci entusiasma e che preferiamo sottolineare adesso perché da fenomeni di crescita non si trasformi in disfunzione strutturale in seguito. Il cappello serve per altre meritorie funzioni, non per occupare posizioni dell’ultima ora. Noi c’eravamo, ci siamo e ci saremo con le nostre proposte e i nostri documenti>>.
Ecco le richieste
“In estrema sintesi le abbiamo riassunte in 11 punti che rappresentano quanto abbiamo già portato ai tavoli della politica. Per il momento siamo andati noi, adesso pensiamo che sia il momento che la politica venga ai nostri tavoli a fornire delle risposte. Si va dal calcolo dell’imposta Tari al costo dell’occupazione suolo pubblico. Chiediamo adeguati ristori (600 euro mensili) per chi ha perso il posto di lavoro nel settore causa Covid. Ma anche l’azzeramento dei costi di gestione, delle commissioni sui POS e altro fino alla lotta alla concorrenza sleale, autentica piaga . Chiediamo che gli enti locali ed il governo le inseriscano nei loro provvedimenti allo scopo di rilanciare le aziende salvaguardando i posti di lavoro.>>
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