Ogni volta che mi siedo al tavolo di un ristorante sono alla ricerca di qualcosa che vada al di là del cibo. Con un tono un po’ autocelebrativo mi definisco un cercatore di sorprese, di sensazioni inaspettate, di “gong” gustativi.
Perdendomi nei carruggi del centro storico sono arrivato in Piazza Valoria. Siccome la fame non manca mai, ho bussato alla porta di questo ristorante dove sono stato accolto da Davide e da Federico, rispettivamente Chef e Sous chef del ristorante Cucina Valoria.
Bene cari lettori, le porte sono chiuse e voi siete comodi sulle vostre poltrone. Le luci sono accese ed il sipario di Cucina Valoria si sta aprendo. Che lo spettacolo abbia inizio!
L’anima dello chef, così come quella del suo staff, è sia classica che rock che jazz. Lo si comprende quasi immediatamente. I piatti parlano ancora prima di essere assaggiati, ti dicono qualcosa che subito magari non è chiaro. Ma non appena si inizia a sforchettare ecco che l’orchestra si anima e suona una musica avvolgente e piacevole.
Vogliamo chiamarlo Genio? Sregolatezza? Creatività? Non saprei, ma sono certo che l’unico termine che descrive pienamente Cucina Valoria è “Divertimento”. Perché sia voi che la cucina vi divertirete un bel po’!
Ok, ok, ho visto qualche sbadiglio tra le fila ed in effetti è meglio parlare di mangiare. La mia cena è stata di tre portate: baccalà mantecato, tagliatella di calamari al bloody Mary e cervo alla Rossini.
Baccalà mantecato aromatico e definito
Il baccalà mantecato aveva una punta di sale in più che non mi è dispiaciuta in quanto antipasto. La cipolla in agrodolce è molto buona e funzionale. Possiede una nota aromatica ben definita, gioca una buona partita con il pesce. Non è la cipolla mezza bollita nell’aceto che sa di poco, questa ha carattere. L’uso del croccante rende più dinamico il boccone e la sua dolcezza non disturba. Il piatto funziona bene.
Calamari gusto crudo
La tagliatella di calamari crudi è un piatto divisivo: o lo ami o no.
Io lo adoro perché mi piace assai la pastosità del calamaro crudo. Tra l’altro libera un sapore ancora migliore da crudo quando è freschissimo come quello usato da Davide. La vera star del piatto è la base di bloody Mary. Il pomodoro prima confit, poi passato, poi aggiunto alla vodka e a tutti gli altri ingredienti del famoso cocktail definisce una base di dolcezza aromatica che sostiene ogni boccone. Sulle gocce di pecorino non so dire, per me non aggiungono e non tolgono, per cui io le avrei tolte. La cialda di pane ci vuole… O meglio, ci vuole la croccantezza per rompere la monotonia della consistenza molle. Davide la realizza di pane mentre io la avrei rivista con una cialda al lino tostato (100% lino). Ma in generale sulle consistenze ci siamo alla grande.
Il mio gusto suggerisce di spingere un po’ di più con l’aromaticità della vodka e col piccante del tabasco. Tutto per per aggiungere qualche spigoletto in più. Ma il piatto, così com’è, merita davvero e per gli amanti del calamaro crudo è un must.
Il cervo, ma la belga…
Il cervo è quanto di più vicino all’opulenza nel piatto ci possa essere! Immaginate di mangiarlo mentre ascoltate l’introduzione de “La gazza ladra” di Gioacchino Rossini. Il foie gras, cotto alla perfezione, è al limite tra lo sciogliersi ed il mantenere la sua forma. Non appena viene toccato dal coltello si lascia tagliare come il burro arrivando al cervo che è cotto “medio al sangue”. La carne così si avvolge sia al foie gras che alla salsa ai mirtilli. Qui un buon spunto di acidità, mentre il boccone viene chiuso da un elemento che con le pietanze “alla Rossini” non ha niente a che vedere. parliamo della belga grigliata.
All’inizio parlavo di sorprese, di sensazioni inaspettate, di “gong” gustativi, ebbene eccole qui!
La belga grigliata, ripeto, un semplice spicchio di belga grigliata. Certo è il tocco che nessuno si aspetterebbe. Essa rappresenta la pennellata che cambia un semplice quadro in un capolavoro.
Ad una prima analisi sembra buttata lì senza troppo senso. Tuttavia, con la sua fluida amarezza, bilancia con sapienza tutto il boccone che altrimenti sarebbe troppo dolce.